Se nell’ultimo numero della nostra Newsletter abbiamo analizzato un argomento culinario controverso come quello del Novel Food (gli insetti da mangiare), in questa Newsletter approfondiamo una tematica nuova ma dal grande potenziale futuro: la Carne sintetica.
La carne sintetica (o carne in vitro) è un prodotto di carne animale che non è mai stato parte di un animale vivo, con l’eccezione del siero fetale del vitello prelevato da una mucca incinta, risultante poi da una lavorazione artificiale. Con questa metodologia si prevede di far calare drasticamente stalle, macelli ed inquinamento derivante dall’allevamento d’animali. Oltre a questo aspetto ambientalista, la carne sintetica potrebbe essere consumata anche dai vegetariani. Una rivoluzione insomma.
Se si pensa che queste ricerche siano frutto dell’età moderna, spinte dalla crescente fetta di mercato dei consumatori animalisti e/o vegetariani, ci si sbaglia di grosso: è almeno dal 1931 che si parla di produrre la carne in questo modo: ad augurarsi che fosse inventata, «superando l’assurdità di far crescere un intero pollo per poterne mangiare il petto o le ali», era stato Winston Churchill. Presto, forse, il suo sogno diverrà realtà: infatt alcune startup statunitensi hanno annunciato che entro la fine del 2018 saranno in grado di produrre e vendere nei supermarket carne sintetica, ovvero vera carne ma prodotta in laboratorio.
L’indiscusso vantaggio che ciò porterebbe al clima mondiale, in quanto l’allevamento intensivo di bovini produce più smog delle automobili (vedi l’articolo del Sole 24 Ore), al momento non viene compensato dall’altissimo costo economico per produrre questa carne sintetica. Nonostante esso sia calato dai 1,2 mln di dollari per mezzo chilo (si, hai letto bene) del 2013, la materia prima necessaria per creare la carne in vitro rimane cara e di difficile lavorazione. Si stanno studiando metodologie alternative, come l’utilizzo di alcune sostanze vegetali per la riproduzione delle cellule necessarie, evitando quindi la macellazione di mucche gravide.
Non aspettiamoci però di mangiare un bel filetto di Fassone femmina piemontese sintetico; al momento si parla di produrre in laboratorio unicamente hamburger e polpette (quindi carne di piccole dimensioni); inoltre chi ha assaggiato questa “nuova” carne ha evidenziato carenze sul gusto, probabilmente poiché essa è priva di grassi, lodandone al contempo la consistenza pressoché paragonabile a quella “originale”.
In questo innovativo business hanno già investito i maggiori Paperoni d’America: da Bill Gates alla Google Ventures, dalla Cargill Inc (una delle maggiori aziende agricole al mondo) a Richar Brandson, il lungimirante fondatore della Virgin. Tutti insieme, per produrre hamburger o polpette usando cellule animali che si autoriproducono.